Come ci racconta questo
articolo, dormire per tutta la durata della notte e in maniera filata è un’abitudine
di noi moderni, anzi modernissimi: sembra essere stata l’introduzione della
luce elettrica a fine Ottocento ad aver modificato i nostri ritmi.
“Fino ai
primi lampioni del Diciannovesimo secolo, che hanno ampliato le ore di luce e
diminuito drasticamente quelle da poter suddividere in due riposi separati,
tradizioni e gruppi sociali lontanissimi fra loro – geograficamente, ma non
solo – avevano adottato la pratica del “sonno spezzato”: la notte era
scissa in due parti, in due sonni, intervallati da un’ora di «quieta
incapacità di prendere sonno» che in molte culture coincideva con rituali
dedicati alla fertilità, all’interpretazione dei sogni o alla preghiera”.
La pratica di
interruzione del sogno finalizzata ad esempio alla recita dei mantra, che
riscontriamo nei monasteri tibetani, non sembra più perciò una strana abitudine
relegata in certi contesti ma era estesa (seppur a un’intensità diversa) a tutte
le persone.
Grazie!
RispondiEliminaBeh non è affatto necessario arrivar fino al Tibèt ... anche i monasteri cristiani “normali”, fino a tempi non molto lontani quantitativamente, ma molto lontani come “atmosfera mentale”, avevan questi ritmi di “somnus interruptus” anche per le recitazioni, fatte secondo una scansione del tempo che, non dimentichiamocene, era diversa da quella attuale.
RispondiEliminaMa è vero che è stata l’energia elettrica a modificare le abitudini, in quanto laddove non ci sta, i ritmi son più simili a quelli detti in questo post.
A proposito di sonno ... http://associazione-federicoii.blogspot.it/2014/10/non-il-sonno-della-ragione.html ...
RispondiEliminaGrazie, molto interessante.
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