EUXIT?
Voglio accennare una
risposta alla proposta “Manifesto per un’Europa Nuova” del 1999 e ieri
ripubblicato (cfr. https://associazionefederigoiisvevia.wordpress.com/2018/11/07/un-vecchio-scritto-1999/).
Quando questo documento
veniva scritto avevo sei anni, ed è ancora completamente valido adesso che ne
ho venticinque. Ciò che è cambiato, anzi completamente esaurito, è il sistema
stesso in cui ci ritroviamo a vivere.
È vero che il sistema
figlio della mentalità attuale è stato imposto e si continua ad imporre
nascondendolo “in piena luce”, come insegna Poe, ma anche il primo dei 36
Stratagemmi della saggezza militare cinese, “Attraversare il mare per ingannare
il cielo”. Una volta che si capisce che la mentalità moderna è una vera e
propria mutazione antropologica installata sull’uomo, sembra quasi scontato e
banale che la coercizione non venga percepita, e neppure l’inasprirsi di tale
coercizione, nonostante il grosso e lungo lavoro su sé stessi che si è reso
necessario per percepire tale stato dei fatti.
Il nodo principale è
comunque l’eliminazione della necessità dell’uomo da parte della tecnica. E mi
si scuserà se salto direttamente al punto centrale, e non sto qui a elaborare
elegantemente il mio pensiero (cosa che apprezzo molto quando mi ci imbatto),
ma sono cresciuto in un’epoca in cui si parla parla per non venire mai al
succo, per non concludere mai niente, che a parlare siano politici o gente che
vuole essere decipiata su qualche
social network.
In un servizio da
qualche parte vedevo che la Kodak aveva 20.000 dipendenti fino a qualche anno
fa (il dato non è preciso ma l’ordine di
grandezza sicuramente sì) mentre Instagram attualmente ne ha solo 20. Ecco
il risultato della tecnica: un’azienda che genera più fatturato della Kodak con
l’un per mille dei suoi dipendenti, e in più con la capacità di mutare le
abitudini più quotidiane degli esseri umani che una pur rispettabile industria
di rullini fotografici se la poteva sognare.
Ma come, lo scopo
dell’imprenditoria e del mercato libero non era di creare ricchezza? Alt, è di
creare valore, stando alle idee aggiornate ad oggi, e si intende precisamente
valore per chi la ricchezza già ce l’ha. Se pensate che sia diverso, siete
fuori. Mi dispiace ma c’è poco da parlamentare.
Quindi alle contro-élite
economiche fondamentalmente non serve
che ci siano tutti questi esseri umani. E se non si pensa a uno sterminio di
massa, di certo però implica che anche se la povertà dovesse iniziare a
dilagare questo non cambierebbe di una
virgola le intenzioni della classe dirigente globale.
Fino a ieri l’obiettivo
di piena occupazione era funzionale al consenso del sistema, ora non più.
Ecco la verità. Vi
piace? No. Tutti a ribellarvi? Ah ah ah. Pecorelle.
L’idea scritta nel
Manifesto è quella di creare un organismo istituzionale in grado di porre un
argine alla deriva liberista mediante una istituzione che torni a dirigere
settori strategici dell’economia, che portino almeno al risultato di preservare
uno stile di vita non barbarico in Europa (qui ovviamente si pensa all’Europa
soprattutto). In realtà è una richiesta di buon senso, visto lo stato attuale
delle cose.
Il ritorno dei
nazionalismi è infatti una maschera per il ritorno di quei settori
dell’economia “reale” che stanno venendo fagocitati dal sistema di scambio
virtuale e simulato di oggi. Infatti non esistono più nazioni e stati su cui
appoggiarsi, per cui non sarebbe neanche corretto parlare di nazionalismo; si
tratta infatti, citando, di una specie di Lega Anseatica che prende il timone
di uno stato, per opporsi egli effetti dissolventi della globalizzazione (un
tantino in ritardo però). Questo sono i vari Trump e Brexit, non di certo
voluti da una classe dirigente statalista e autoritaria, ma da settori
dell’economia reale – questo a testimoniare ancora di più che la politica non
conta niente, ché anche una risposta volta a stoppare l’emorragia di potere
dalla politica all’economia viene
dall’economia, seppur e non a caso da quella più ancorata al dato reale e
vicina alle istituzioni politiche.
Anche in Italia il
fenomeno Lega secondo me rientra in questa ondata, in quanto raccoglie le
istanze di quei fattori produttivi che sarebbero più danneggiati da un ulteriore
calo di domanda interna, dietro una maschera sovranista che ne consente
l’appiglio emozionale in fase elettorale. Quindi dietro ci sono comunque gli
interessi dell’economia del Nord, nonostante la dicitura sia caduta per il
medesimo motivo.
L’altro “fenomeno”
italiano, il Movimento 5 Stelle, lo reputo anche più pericoloso. Hanno raccolto
tutto il malcontento della popolazione, e il suo ex leader carismatico, Beppe
Grillo, è un tecnofeticista con visioni ecologiste. Ora che è in secondo piano,
può permettersi di “buttare le zippe”, lanciare piccoli messaggi come per dire
“iniziate a entrare nell’ottica che...”, coi suoi spettacoli introduce
tematiche non tanto percepite in Italia, soprattutto inerenti al ruolo
messianico della tecnologia e della venerazione spropositata e compensativa
dell’ambiente.
In pratica, il “partito
della ribellione” che ha il 30% dei consensi si fa portatore delle istanze più
egoistiche e minoritarie che attualmente ci sono sul pianeta.
E allora davvero ergo decipiantur, si rimane basiti. Di
un basiti che se non sai da dove viene questa ignoranza (nel senso di avidya) fatichi a reggere la realtà.
Quindi, si diceva, in
questo scenario la creazione di un’istituzione o la trasformazione ad esempio
dell’Autorità garante della Concorrenza potrebbe effettivamente rappresentare
un argine. Ma come imbriglio il sistema bancario, costringendolo ad esempio a
eseguire un ordine o una manovra che vada in senso dirigista a discapito della
finanza? Per questo c’è bisogno necessariamente della sponda politica, che per
quanto spogliata potrebbe ad es. con il ricatto di non ricapitalizzare in caso
di necessità, costringere l’asse finanziario se non altro a concedere una
tregua. Un’alleanza tra l’istituzione simil-MITI e il governo potrebbe in questo
senso ritrovare un piccolo spazio in cui operare.
Sullo stato comatoso in
cui si trovano le forze progressiste e storicamente europeiste, non mi esprimo
proprio: Cacciari al forum PD di una settimana fa a Milano gliele ha cantate
sonoramente, annunciando loro che verranno spazzati via: non tifo affatto dissoluzione,
personalmente, ma il sassolino dalla scarpa me lo caccio volentieri.
Anche perché la
mentalità utilitarista-umanista (cfr. M. Benasayag) sulla cui polarità si regge
l’attuale sistema, per cui si alterna il consumismo al progressismo dei “valori
buoni” anzi buonisti, è portata avanti tranquillamente da Google, Apple, Amazon,
Facebook e altri giganti che di certo non hanno più bisogno del politico.
Se si vuole rifondare l’Europa
su questi pseudovalori, immagino che a breve anche questo tentativo di unione
sarà stato vano. Fallimento contenuto in germe fin dalla nascita però.
C’è anche da riflettere
che questo scontro tra politica, economia e società civile non ha tanto senso,
perché si indebolisce l’anello esterno della società, mentre il cerchio più interno
che ora ha in mano il potere decisionale, i sopracitati “Giganti della Tecnica”,
non ne vengono scalfiti. Anzi, si vedono fatto il lavoro sporco (che poi
contribuiscano pure, è altro discorso).
Che poi, in realtà, non
è affatto vero che siano loro il cerchio più interno...